Tra due mondi: la voglia di tornare e quella di andare quando si è originari della Calabria
Crescere in Calabria è un’esperienza che lascia un’impronta indelebile. Gli odori familiari, i paesaggi aspri e mozzafiato, e la comunità calorosa e genuina sono parte integrante dell’identità di chi è nato in questa terra. Ma spesso, per necessità o per desiderio di scoperta, ci si trova a dover partire. È una decisione difficile, che segna l’inizio di una dicotomia interiore che accomuna molti calabresi: la voglia di tornare e quella di andare.
La voglia di tornare
Chi parte, porta con sé non solo i ricordi ma anche il senso di appartenenza a un luogo che, pur con i suoi limiti, rappresenta casa. Le feste di paese, i pranzi interminabili in famiglia, il mare cristallino e le montagne selvagge evocano un richiamo costante. Tornare a casa significa ritrovare la propria storia, le proprie radici e un senso di sicurezza che difficilmente si trova altrove.
Ma la voglia di tornare non è solo legata alla nostalgia. Per molti calabresi, tornare rappresenta la speranza di contribuire al miglioramento della propria terra. La Calabria ha ancora molte sfide da affrontare, ma chi parte spesso si rende conto di avere acquisito competenze, idee e prospettive che potrebbero fare la differenza. L’idea di investire nel proprio paese, di essere parte di un cambiamento positivo, alimenta il desiderio di tornare.
La voglia di andare
Allo stesso tempo, la voglia di andare è altrettanto forte. Crescere in una piccola realtà calabrese può essere limitante per chi ha sogni che vanno oltre i confini regionali. Le opportunità di lavoro sono scarse, e spesso chi desidera costruire una carriera, studiare o semplicemente esplorare il mondo deve guardare altrove. La voglia di andare è legata al desiderio di realizzarsi, di uscire dalla comfort zone e di vedere cosa c’è oltre l’orizzonte calabrese.
Andare via è anche una forma di libertà. È il desiderio di sfuggire a certi meccanismi sociali o a una routine che può sembrare immutabile. È un’esplorazione di sé stessi, un’opportunità per riscoprirsi in un contesto nuovo e più dinamico. E, inevitabilmente, andare altrove apre la mente a nuove culture, nuovi modi di pensare e vivere che arricchiscono profondamente l’individuo.
Il dilemma tra tornare e andare
Vivere tra la voglia di tornare e quella di andare può essere un’esperienza destabilizzante. Ogni ritorno in Calabria porta con sé una dose di malinconia e il costante interrogativo: “E se restassi?” Ma c’è sempre una vocina che spinge verso l’esterno, ricordando quanto sia stimolante la vita altrove, quanto siano diverse le opportunità che altre città o paesi offrono.
Alla fine, molti trovano un equilibrio tra i due mondi. Si torna per le feste, per le vacanze, per ricaricare le batterie, ma si continua a vivere e lavorare lontano. Altri, invece, fanno il grande passo e decidono di tornare definitivamente, scegliendo di investire nella propria terra. In entrambi i casi, la Calabria rimane un luogo d’anima, sempre presente, nel bene e nel male.
Essere calabresi significa, in qualche modo, appartenere a due luoghi contemporaneamente: quello di origine, che custodisce le radici e i ricordi, e quello di adozione, che rappresenta il futuro e l’opportunità. Tornare o andare non è mai una decisione definitiva, ma piuttosto un costante movimento tra passato e futuro, tra nostalgia e ambizione. E forse, è proprio in questa tensione che si trova l’essenza di chi ha lasciato la Calabria, ma non l’ha mai davvero abbandonata.
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