Il bello che c’è a San Giovanni in Fiore: identità, silenzio e visioni antiche

C’è una bellezza che non si mostra a chi ha fretta. Una bellezza che va cercata con pazienza, che si svela tra i vicoli, tra le parole dette sottovoce, tra il rumore del vento nei pini. È la bellezza di San Giovanni in Fiore, nel cuore della Sila.
Un luogo che non chiede di essere scoperto, ma riconosciuto.
Qui, tra la spiritualità millenaria e la forza di una comunità tenace, vive il bello che c’è.
Il tempo si ferma, il cuore si apre
A San Giovanni in Fiore, il tempo ha un altro ritmo.
Le giornate si misurano con il passo lento dei pastori, con il rumore delle scarpe sul selciato, con il profumo del pane appena sfornato. È un tempo che sa di memoria, di attesa, di legami profondi.
Camminare tra le case in pietra, salutare con un cenno gli anziani seduti all’ombra, ascoltare le storie che si tramandano di padre in figlio: tutto questo è vita che pulsa di autenticità.
L’Abbazia Florense: il cuore spirituale della Sila
Fondata nel XIII secolo da Gioacchino da Fiore, teologo e mistico calabrese, l’Abbazia è molto più che un monumento. È la voce del territorio, la memoria viva di una visione che unisce fede, sapere e futuro.
«La conoscenza profonda nasce dalla contemplazione delle cose divine, non dalla vanità delle parole.»
— Gioacchino da Fiore
Entrare nell’Abbazia è come entrare in un’altra dimensione: il silenzio parla, la luce danza sulle pareti, e il passato si intreccia con il presente.
Natura e spirito: la Sila che accoglie
Tutto intorno, la Sila si stende come una madre antica e generosa.
I boschi custodiscono sentieri perfetti per chi ama camminare, meditare, fermarsi. Il Lago Arvo, con le sue acque calme, riflette il cielo e accompagna i pensieri. È qui che l’anima trova spazio, respiro, ascolto.
Tradizioni che vivono
San Giovanni in Fiore è anche artigianato, cucina, volti.
Le tessitrici del tombolo, le pitte rustiche, i profumi che escono dalle case e dalle botteghe. Ogni gesto quotidiano è un atto d’amore verso una terra che ha sofferto, ma non ha mai dimenticato chi è.
Il bello che c’è
Il bello che c’è, qui, è fatto di piccoli miracoli:
una porta socchiusa che lascia intravedere un cortile fiorito,
una conversazione tra vicini sulle scale,
un cielo che si accende di stelle limpide.
È una Calabria che resiste e rinasce, fiera, profonda, poetica.
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