"Il Romanticismo, meraviglioso movimento letterario dell' '800 "

Il Romanticismo

Il termine romantico fu usato per la prima volta in Inghilterra

dai razionalisti verso la fine del ‘600

con significato dispregiativo di cosa irreale, assurda, fantastica.

Il Romanticismo,

inteso come stato d’animo, è ricorrente in ogni epoca ed in ogni tempo.

Come fenomeno culturale, cioè come fatto storico,

il Romanticismo,

sorge in Germania alla fine del ‘700

e si diffonde rapidamente per effetto della crisi dell’illuminismo.

Il Romanticismo

nasce in seguito alle vicende

della Rivoluzione Francese e

del dispotismo napoleonico.

A fare della Germania la patria ed il centro del Romanticismo

concorse soprattutto la natura dello spirito tedesco

perennemente inquieto e scontento della realtà,

proteso alla vita del sentimento, della fantasia e del sogno.

Simbolo di questa felicità sognata, lontana ed irraggiungibile è “il fiore azzurro

di cui parla Novalis nel suo romanzo,

rimasto incompiuto, Enrico di Ofterdingen.

 

Qual è la trama di Enrico di Ofterdingen?

“Dal racconto di uno straniero, ospite della sua casa,

Enrico ha sentito parlare di un meraviglioso fiore azzurro

che fiorisce in lontane contrade.

La notte egli si abbandona a meditare sul misterioso fiore e lo vede nel sogno,

mentre si leva in alto su un prato fiorito.

Enrico si avvicina e si piega sulla corolla aperta,

nella quale vede oscillare un dolcissimo volto di fanciulla.

In seguito a quel sogno,

egli gira il mondo alla ricerca del fiore azzurro,

senza riuscire a trovarlo.

Solo nel volto di Matilde,

figlia del vecchio poeta Klinsar,

riconosce il volto delicato apparso nella corolla del fiore.”

Il fiore azzurro è simbolo della felicità alla quale aneliamo incessantemente,

ma invano, per i limiti della realtà in cui viviamo.

La felicità possiamo trovarla solo nel mondo dei sogni e della fantasia,

oppure intravederla in qualche circostanza, come nell’amore.

 

Il Romanticismo è un movimento culturale che,

in contrapposizione all’illuminismo,

esalta la libertà e la creatività dello spirito,

valorizzando:

– il sentimento in campo psicologico;

– l’originalità in campo estetico;

– i dialetti in campo linguistico;

– la nazione in campo politico;

– il popolo in campo sociale;

– il divenire dell’umanità e della storia in senso progressivo

per ottenere i più alti ideali di civiltà

in campo filosofico e storiografico.

Lo stato d’animo romantico è inquieto, ansioso,

malinconico, spesso anche torbido, cupo e disperato,

comunque sempre insoddisfatto.

Esso parte dalla coscienza dei limiti invalicabili

nei quali l’illuminismo ha chiuso l’uomo,

e al tempo stesso,

dall’ansia tormentosa di superarli.

L’illuminismo, infatti, aveva concepito l

a natura come un meccanismo retto da leggi immutabili.

Anche l’uomo, secondo gli illuministi, è sottoposto a leggi altrettanto immutabili,

senza nessuna possibilità di sottrarvisi,

né di superare i limiti entro cui è irrimediabilmente chiuso.

La morte non è,

come aveva insegnato la religione tradizionale,

l’inizio di una nuova vita, un ritorno a Dio, dopo il pellegrinaggio terreno,

ma la fine totale dell’uomo, il quale compiuto il suo ciclo biologico ritorna alla materia.

Una tale concezione meccanicistica della natura e dell’uomo

era motivo di serenità per gli illuministi del ‘700

perché li liberava dall’autoritarismo religioso e dalle superstizioni;

per i romantici, invece,

essa è motivo di infelicità,

perché comporta il senso di una tremenda prigionia:

quella della materia durante la vita e quella del nulla eterno dopo la morte.

 

Nella concezione meccanicistica propugnata dall’illuminismo,

l’uomo -sostengono- non differisce granché da una pianta o da una bestia,

con l’aggravante, rispetto ad essa,

della coscienza di ciò che lo attende dopo la morte:

il nulla eterno,

una prospettiva senza speranza,

in drammatico contrasto con l’innata aspirazione dell’uomo alla sopravvivenza eterna.

Bisogna quindi, o ritornare alla vecchia fede nell’immortalità dell’anima

o cercarne una nuova che consenta all’uomo di vincere l’oscurità e la morte.

La filosofia idealistica tedesca

si rese interprete di quest’ansia religiosa dell’uomo,

di superare i limiti angusti della materia,

di soddisfare “la sete dell’assoluto”,

dell’infinito e dell’eterno che è consustanziale all’uomo.

Essa elaborò una concezione spiritualistica della realtà e della vita,

vista come un divenire perenne,

un andare verso l’infinito,

attraverso il dialettico superamento degli ostacoli e delle opposizioni,

sicchè ogni conquista è l’inizio di un’altra superiore conquista.

L’assoluta felicità che gli illuministi vedevano nel passato, nella vita allo stato di natura,

i romantici la proiettano, pertanto, nel futuro,

come una mèta verso cui l’uomo è diretto indefinitamente.

Inizialmente i romantici pensano di poter concretamente raggiungere questa mèta,

ma proprio perché lo spirito si sente infinito,

niente mai lo soddisfa pienamente:

tutto gli appare limitato, mediocre, banale, rispetto all’assoluto al quale anela.

Le esperienze, perciò, a cui si abbandonano sono diverse:

-l’esotismo cioè la fuga sentimentale

nel tempo e nello spazio alla ricerca di età e di paesi felici e lontani,

-il rifugio del mondo nel sogno,

la natura, l’arte e l’amore,

ma sono tutte ugualmente fallimentari e deludenti.

Novàlis espresse bene questo stato di perenne insoddisfazione e disse:

cercavano l’infinito e trovavano cose”;

cioè cercavano la felicità assoluta e si imbattevano in realtà meschine, banali, insignificanti,

comunque sempre deludenti.

Così lo spirito romantico oscilla tra illusione e delusione,

tra l’entusiasmo della felicità attesa e la tristezza per la felicità svanita,

tra la dolcezza del sabato e la malinconia immancabile della domenica,

secondo l’intuizione leopardiana.

Da questo sentimento di tristezza e di disperazione,

derivato dal contrasto tra il sogno e la realtà,

sono travolte, soprattutto, le anime impressionabili

che non sanno padroneggiare i propri sentimenti.

Per la debolezza del loro carattere

esse si abbandonano a manifestazioni di languore e di disperazione,

tutte espressioni di quella malattia dello spirito

che nell’800 fu detta malattia del secolo.

Fu in mezzo a questi spiriti fiacchi che sorse il costume romantico,

ossia la manifestazione compiaciuta ed ostentata della tristezza.

 

Quali sono i principi della poetica romantica?

. Il vero come oggetto.

. La popolarità.

Nel principio del vero come oggetto della poesia

sono implicite le due correnti del Romanticismo letterario:

quella dell’io, volta a rappresentare il vero interiore, psicologico, individuale

e quella della realtà, volta a ritrarre il vero esteriore, la vita sociale di un dato tempo e di un dato luogo.

Nel principio della popolarità della poesia,

il poeta vivendo in mezzo al popolo ne assorbe gli ideali, le aspirazioni ed i problemi,

esprimendo, quindi, il proprio mondo interiore e, anche senza proporselo,

esprimendo la vita spirituale del suo popolo e della sua epoca.

Con il Romanticismo nasce il mito della “poesia pura”,

antiletteraria, antiretorica, immune da interferenze razionali,

erudite ed oratorie, perfettamente aderente al sentimento.

Il genere letterario più diffuso del Romanticismo

è il romanzo nelle sue forme più varie:

epistolare, storico, psicologico e sociale.

 

E quali sono i temi della poesia romantica?

I temi della poesia romantica sono:

.il dolore

che deriva dalla coscienza del contrasto tra le aspirazioni dell’individuo all’infinito e all’assoluto

e la realtà sempre angusta,

limitata, banale e meschina in cui egli si dibatte.

 

Il dolore genera 2 atteggiamenti contrastanti:

il titanismo e il vittimismo.

Il titanismo ricorda nel termine la lotta dei Titani (i Giganti)

contro Zeus e celebra gli eroi in lotta contro tutto ciò che limita

o opprime la libertà umana,

sia esso il tiranno o la società con le sue convenzioni ipocrite e soffocatrici

o la condizione tragica di debolezza, di miseria e di morte.

Il vittimismo è una voluptas dolendi,

un soggiacere ai propri dolori senza un fremito di ribellione

o per il gusto del martirio e della sofferenza,

sentita come segno di distinzione e di nobiltà.

 

E in Italia?

In Italia il Romanticismo presenta 2 indirizzi:

l’indirizzo realistico ed oggettivo

l’indirizzo patetico e soggettivo.

L’indirizzo realistico ed oggettivo

interpreta e rappresenta la realtà esteriore, politica e sociale

e dà luogo alla ricca letteratura patriottica del Risorgimento.

Ha come esponente massimo Alessandro Manzoni.

L’indirizzo patetico e soggettivo

tende ad esprimere il mondo interiore del sentimento ed

ha come esponente massimo Giacomo Leopardi.

 

L’organo di diffusione delle idee romantiche in Italia fu la rivista “Il Conciliatore”,

così intitolato perché mirava a conciliare i sinceri amatori del vero.

Il manifesto del romanticismo è La Lettera semiseria di Crisostomo di Giovanni Berchet

in cui si parla della nuova letteratura romantica di fatto superiore a quella classica.

 

E qui la linea di disaccordo tra classicisti e romantici…..al prossimo articolo….

 

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